Quando incontro uomini di destra, i più aggressivi nel difendere le loro posizioni politiche sono anche i più benestanti. Ne parlo con un autore in prima linea nella decostruzione del patriarcato.
Grazie mille per la tua riflessione; mi sembra di rilevare un certo pattern anche nella mia personale esperienza. Un punto mi colpisce molto:
"Gli uomini bianchi e benestanti sono abituati ad avere tanto spazio nel mondo"
La questione dell'occupazione di spazio, in senso quasi filosofico, l'ho ritrovato proprio in questi giorni, leggendo l'ultimo libro di Timothy Morton (su cui sto provando a scrivere qualcosa che spero di poter pubblicare) in cui ironicamente argomenta che lo schiavo perfetto si trasforma nel padrone perfetto, quello di cui non è possibile più fare a meno. L'idea di Morton mi sembra essere che la modalità dei marginalizzati - gli schiavi - sia una forma di "perdono" radicalizzato che enuncia una forma di condanna implicita e silente degli uomini bianchi e benestanti - i padroni. Mi chiedo se sia questo il motivo della aggressività viscerale di questi ultimi. Morton scrive che perdonare vuol dire "fare spazio per..." e quell'aggressività mi sembra proprio la risposta a questa riappropriazione "mite".
Perdona la prolissità, ma leggendoti ho sentito un riverbero di pensieri.
Bellissimo commento, Lorenzo, grazie! Meravigliosa la definizione di perdonare come "fare spazio per". La condivido moltissimo e credo che la tua riflessione centri il punto. Mi piacerebbe leggere qualsiasi cosa scriverai per approfondire il pensiero di Morton.
Trovi il post sull'ultimo libro di Timothy Morton, in cui cerco di argomentare un po' di temi centrali nella sua riflessione. Il perdono è uno di quelli. Grazie!
Che double feature apprezzato, grazie. Sono dell'idea che la cultura del "ti blasto" social abbia fatto davvero molto male alle tematiche culturali complesse come questa. Forse un "perché pensi questo?" ogni dieci "ma vai a cagare" potrebbe già fare qualcosa. Che pazienza, però.
Tanta, tantissima pazienza. Anche perché non è necessariamente estesa nella stessa maniera dall'altra parte. E sì, la cultura social ha esasperato questa dinamica e continuerà a farlo in peggio se non ci diamo una regolata in qualche modo. Grazie a te, Eleonora!
Bellissimo episodio, mi è piaciuto come hai unito l'incontro dal vivo con Harmon e l'intervista con Pietro. La tecnica del chiedere di argomentare è molto efficace – difficile da praticare di fronte a certe argomentazioni che accendono, ma utilissima quando si riesce a mantenere la calma: grazie a Pietro per averne parlato!
Grazie a te per il commento, Alice, e sì, se solo riuscissimo tuttə a instaurare una cultura dell'argomentazione vicendevole, chissà quante ferite potrebbero essere risanate... ma è difficile proprio perché accendono, come dici, nel senso che è dura mantenere la calma di fronte a forme di sfacciata crudeltà. Possiamo provarci un po' di più e vedere che effetto fa :)
Grazie mille per la tua riflessione; mi sembra di rilevare un certo pattern anche nella mia personale esperienza. Un punto mi colpisce molto:
"Gli uomini bianchi e benestanti sono abituati ad avere tanto spazio nel mondo"
La questione dell'occupazione di spazio, in senso quasi filosofico, l'ho ritrovato proprio in questi giorni, leggendo l'ultimo libro di Timothy Morton (su cui sto provando a scrivere qualcosa che spero di poter pubblicare) in cui ironicamente argomenta che lo schiavo perfetto si trasforma nel padrone perfetto, quello di cui non è possibile più fare a meno. L'idea di Morton mi sembra essere che la modalità dei marginalizzati - gli schiavi - sia una forma di "perdono" radicalizzato che enuncia una forma di condanna implicita e silente degli uomini bianchi e benestanti - i padroni. Mi chiedo se sia questo il motivo della aggressività viscerale di questi ultimi. Morton scrive che perdonare vuol dire "fare spazio per..." e quell'aggressività mi sembra proprio la risposta a questa riappropriazione "mite".
Perdona la prolissità, ma leggendoti ho sentito un riverbero di pensieri.
Bellissimo commento, Lorenzo, grazie! Meravigliosa la definizione di perdonare come "fare spazio per". La condivido moltissimo e credo che la tua riflessione centri il punto. Mi piacerebbe leggere qualsiasi cosa scriverai per approfondire il pensiero di Morton.
Ciao Enrica, qui: https://m3m3nto.substack.com/p/inferno-di-timothy-morton?r=2rolgl
Trovi il post sull'ultimo libro di Timothy Morton, in cui cerco di argomentare un po' di temi centrali nella sua riflessione. Il perdono è uno di quelli. Grazie!
Grazie mille Lorenzo! Lo leggerò al più presto e ti farò sapere!
Che double feature apprezzato, grazie. Sono dell'idea che la cultura del "ti blasto" social abbia fatto davvero molto male alle tematiche culturali complesse come questa. Forse un "perché pensi questo?" ogni dieci "ma vai a cagare" potrebbe già fare qualcosa. Che pazienza, però.
In effetti non nascondo che è MOLTO difficile.
Tanta, tantissima pazienza. Anche perché non è necessariamente estesa nella stessa maniera dall'altra parte. E sì, la cultura social ha esasperato questa dinamica e continuerà a farlo in peggio se non ci diamo una regolata in qualche modo. Grazie a te, Eleonora!
Bellissimo episodio, mi è piaciuto come hai unito l'incontro dal vivo con Harmon e l'intervista con Pietro. La tecnica del chiedere di argomentare è molto efficace – difficile da praticare di fronte a certe argomentazioni che accendono, ma utilissima quando si riesce a mantenere la calma: grazie a Pietro per averne parlato!
Grazie a te per il commento, Alice, e sì, se solo riuscissimo tuttə a instaurare una cultura dell'argomentazione vicendevole, chissà quante ferite potrebbero essere risanate... ma è difficile proprio perché accendono, come dici, nel senso che è dura mantenere la calma di fronte a forme di sfacciata crudeltà. Possiamo provarci un po' di più e vedere che effetto fa :)