Identità, sostenibilità, priorità: Anche una donna qui nel 2025
Una serie di scelte per l'anno che verrà
Non-Italian-speaking readers! You’ve subscribed to this newsletter in generous support of yours truly knowing full well that you’d either have to manually outsource the translation, or just quietly ignore the email (no hard feelings). Starting from today’s edition, no more! I found out that I can add a button linking to Google’s automated translation into English, which is great quality. Going forward, you’ll always find the button here at the top.
Saranno i vent’anni che mi separano dagli studi liceali di latino, ma non mi ricordavo, o forse la Rongoni l’ha spiegato quel giorno che ero appena diventata maggiorenne e mi firmai la giustificazione per bigiare l’interrogazione di greco1 insieme alla mia amica Eleonora, o forse non ho proprio mai saputo, che le etimologie di “leggere” e “scegliere” sono tra loro legate.
Lĕgĕre: raccogliere, la cui radice è quel famoso lògos, la parola (o ragione) che è al principio di tutto. Leggere significa raccogliere parole con lo sguardo e, grazie alla ragione, coglierne il significato.
Ex-lĕgĕre: scegliere significa raccogliere da; selezionare quali parole raccogliere, rinunciando inevitabilmente (ma senza malizia) ad altre.
Mentre passo questa settimana di rientro dalle ferie italiane a pianificare il mio lavoro di scrittura nel 2025, mi rendo conto della responsabilità che le storie che sceglierò di scrivere hanno sulla vostra scelta di leggerle — il vostro atto libero di raccoglierle, e con loro anche me e il mio lavoro di scrittrice.
È per questo che ritengo importante inaugurare il 2025 con una meta-edizione di Anche una donna qui che vi racconta cosa voglio creare, costruire e condividere in questo spazio nell’anno che verrà, affinché continui a crescere in maniera positiva.
È importante per me, per continuare a muovermi nella direzione di una carriera dedicata alla scrittura, ed è importante per voi, che da un lato raccogliete i miei spunti di lettura, e dall’altro potete offrirmene.
Hai qualche idea o suggerimento su cosa vorresti leggere su Anche una donna qui nel 2025? Oppure qualche critica, sempre ben accetta purché espressa con gentilezza? Oppure hai voglia di raccontarmi perché hai scelto di essere qui anche tu? Lascia un commento, scrivimi un messaggio privato o raggiungimi via email!
Identità
Anche una donna qui è un luogo di analisi e approfondimento su temi di:
Parità di genere, femminismo e giustizia sociale in Italia
Politica, cultura e società degli Stati Uniti (dove vivo)
A consolidare in un’unica identità due aree tematiche all’apparenza distinte, per offrire qualità e valore unico e originale, entra in gioco l’identità dell’autrice.
Dalla posizione in cui scrivo — fuori dall’Italia, dentro agli Stati Uniti — il mio obiettivo con Anche una donna qui è offrirti uno sguardo fresco e innovativo che difficilmente puoi trovare altrove:
Allargando lo sguardo per osservare l’Italia da una prospettiva esterna, vorrei farti pensare a cose a cui non avevi mai pensato.
Stringendo lo sguardo per scrutare gli Stati Uniti da una prospettiva interna, vorrei farti conoscere cose che non avresti mai conosciuto.
Questo sguardo è difficilmente rintracciabile su pubblicazioni italiane tradizionali, dominate da uomini bianchi e commentatori sugli Stati Uniti con scrivania fissa a Roma o Milano (vedi sotto).
La prospettiva originale che trovi su Anche una donna qui prende le mosse da una serie di convinzioni:
Credo che l’Italia abbia un grosso problema con il trattamento delle donne e di tante altre comunità — persone non bianche, immigrate, povere, non ciseterosessuali, con disabilità, tra le altre — che chi occupa una posizione completamente arbitraria di potere mantiene confinate ai margini della società.
Credo che la radice di questo problema sia culturale: in maniera oppressiva, le tradizioni e l’assetto socio-culturale del nostro Paese hanno stabilito che autorità politica, potere economico e supremazia intellettuale fossero appannaggio quasi esclusivo di uomini bianchi.
Credo che in Italia non sia ancora maturata una consapevolezza di questi problemi che sia condivisa dalla collettività. La maggior parte delle persone italiane non è sensibile alla pervasività di misoginia, sessismo, razzismo, omotransfobia e tante altre forme di discriminazione e oppressione.
Credo che la supremazia bianca e maschile sia uno dei motivi per cui in Italia abbiamo una comprensione molto limitata degli Stati Uniti. L’analisi di quanto accade da questa parte del mondo è quasi esclusivamente affidata a voci di uomini bianchi (tanto meglio se hanno i capelli grigi) seduti a una scrivania nel centro di Roma o Milano, che ogni tanto vengono qui a vedere che aria tira, ma non ci sono mai stati immersi fino al collo. È per questo che ho una voglia pazza di raccontarvi gli Stati Uniti veri, la vita americana vera piena di sapore e colore a cui si può accedere solo facendone esperienza quotidiana, e tanta, perché anche dopo un decennio (compio dieci anni d’America il prossimo agosto, insieme a trentasei di vita) non passa giorno senza che continui a scoprire sfumature inedite e nuove forme di stupore.
Da un punto di vista metodologico, l’identità di Anche una donna qui ruota intorno a tre parole chiave:
Analisi: su queste pagine non trovate resoconti di notizie, ma commenti a esse o, più in generale, a eventi o fenomeni osservabili nella realtà che ci raccontano una storia importante o inesplorata sull’Italia o gli Stati Uniti.
Lentezza: in quanto spazio di analisi e approfondimento, Anche una donna qui si prende il suo tempo prima di pubblicare una riflessione, anche se dovesse passare qualche giorno dall’evento su cui si riflette.2
Profondità: la scrittura di Anche una donna qui è ricerca di senso. Le parole scavano la superficie per riconoscere e studiare la complessità dell’esperienza umana, proponendo un ritorno all’umanità che abbiamo in comune come condizione necessaria per eliminare le ingiustizie e l’oppressione. Lo sguardo originale di Anche una donna qui non è solo “l’Italia da fuori, gli Stati Uniti da dentro”, quindi, ma anche ascolto di tuttə, compresə chi sembra allinearsi con un sistema di valori diverso dal mio.
Infine, nel 2025 voglio portare avanti collaborazioni con altre autrici ed autori. Substack mi sta facendo scoprire realtà e persone davvero meravigliose. Qui mi sento molto più al sicuro rispetto a Instagram. Ho già in mente alcunə di voi con cui mi piacerebbe collaborare. Ci penso più concretamente, poi mi faccio viva.
Ciclicità
(Ok, ok, il sottotitolo iniziale era “cadenza”, poi tutti gli altri finivano in -tà e allora ho aperto il Treccani e c’era un sinonimo che faceva rima… 😊)
L’autunno del 2024 ha portato grande crescita per Anche una donna qui, anche grazie a una frequenza di pubblicazione più costante. Nel 2025, mi impegnerò a pubblicare una volta alla settimana, possibilmente lo stesso giorno.
La vita accade, come si dice, quindi mi riserverò sempre la possibilità di saltare qualche settimana se per qualche motivo non riuscissi a scrivere.
Sostenibilità
Anche una donna qui è gratuita. Ci tengo a portare avanti certe riflessioni insieme a quante più persone possibili, e d’altra parte chi è Enrica Nicoli Aldini per retribuirla per quello che scrive.
Sì, e anche no.
Sì, perché se scrivo qui sopra non è per i soldi (se fosse per i soldi avrei dovuto rimanere a lavorare nell’industria tech invece che dedicarmi alla scrittura a tempo pieno): è perché la scrittura è lo strumento che ho scelto per dare senso alla vita, e non riesco a immaginare una maniera più ricca e soddisfacente di passare le mie giornate che fare esattamente questa cosa qui, che incidentalmente ritengo anche essere quella che so fare meglio.
Sì, perché sono fermamente convinta che essere retribuita per il mio lavoro richieda impegno, dedizione e costanza da parte mia, che a sua volta generano fiducia da parte vostra. Non mi permetterei mai di chiedere di essere pagata per quello che scrivo senza prima aver creato questo rapporto di fiducia.
E anche no, perché è giusto che una donna che lavora sodo per creare fiducia e offrire valore a chi la legge usi la sua voce non solo per scrivere, ma anche per chiedere sostegno al proprio mestiere di scrittrice.3 È giusto, perché è importante retribuire adeguatamente il lavoro delle donne. È giusto, come atto politico di supporto alla scrittura e al giornalismo indipendente, slegato da testate o aziende e dalle loro logiche spesso faziose. È giusto, come aiuto morale all’arte e alla creatività, che se dovessero spegnersi, allora si spegnerebbe anche l’umanità.
Attenzione: ho detto sostegno, non soldi. Ci sono tante forme di sostegno al mio lavoro che non richiedono di uscire neanche un euro dal portafoglio:
Potete cliccare il cuoricino qui sotto. Non conosco il funzionamento del ranking di Substack (ovvero la logica algoritmica che determina la diffusione organica di un post sulla piattaforma), ma è indubbio che più cresce il numero di cuoricini, più Substack ritiene di poter aumentare la visibilità di un post. E più aumenta la visibilità, più aumentano le persone che vengono a conoscenza del mio lavoro.
Potete condividere questo post in una nota su Substack, sempre per la questione aumento di visibilità. Questa azione si chiama “re-stack” e potete eseguirla cliccando il bottoncino con le due frecce stile raccolta differenziata: 🔄.
Potete condividere questo post, o tutta la pubblicazione, con amiche o amici, parenti, colleghə. Per comodità vi lascio i due bottoni qui:
(Ringrazio di cuore gli autori e le autrici che hanno inserito Anche una donna qui nelle proprie raccomandazioni su Substack. Nella maggior parte se non in tutti i casi, anche la vostra pubblicazione è tra le mie raccomandazioni, perché se lo merita davvero.)
Se invece aveste il desiderio e la possibilità di offrirmi una forma di sostegno economico, ho messo a disposizione modalità diverse che si rimettono completamente alla vostra discrezione.
Innanzitutto, ci sono tre fasce di abbonamento tramite Substack:
No, non sono una polla: semplicemente, dopo essermi occupata per tanto tempo di sostenibilità dell’industria giornalistica a Google News, ho maturato la convinzione che rimettersi alla discrezione della singola lettrice sia la forma più efficace per sollecitare sostegno economico nell’era dei paywall, perché la singola lettrice avrà molta più voglia di sostenerti se le dai la possibilità di farlo nella maniera che più le corrisponde.
Poi, ispirata da alcuni degli autori che leggo qui sopra, ho lanciato la mia pagina di creatrice su Ko-Fi. Qui potete corrispondere un contributo una tantum oppure mensile, tanto quanto vi pare.
Grazie davvero, di cuore, a quanti sceglieranno una di queste strade se e quando lo riterranno opportuno. E grazie ancora alle nove persone che già hanno contribuito economicamente a questo progetto: a dicembre ho ricevuto il primo abbonamento pagante da una persona che non è il mio compagno, mia mamma o un’amica o amico. È stato un onore e un bellissimo regalo di Natale.
Priorità
Scegliere significa dare priorità. E io, che ho sempre avuto una disciplina eccellente, mi sono resa conto di non essere invece mai stata brava a dare priorità. So dare importanza a tutto e portarlo a compimento non appena possibile; so dire di sì a tuttə e rispondere a tutti gli stimoli, analogici e digitali, anche a costo di rinunciare al tempo di cui avrei bisogno per me stessa; ma non so scegliere, a partire dalle parole che dovrebbero rimanere su questa pagina e quelle che invece possono anche andarsene, così il testo non diventa troppo lungo.
Nel 2025, ho scelto di imparare a dare priorità, raccogliendo in maniera più oculata gli stimoli che ricevo e quelli di cui vado alla ricerca, sia professionalmente che personalmente. E se ex-lĕgĕre significa raccogliere qualcosa rinunciando inevitabilmente a qualcos’altro, la rinuncia non deve essere intesa negativamente. Ciò a cui si rinuncia rimane lì, solo ridimensionato alle dovute proporzioni.
Anche una donna qui è una priorità. Ho scelto di impegnarmi nella sua crescita insieme a chi sceglie di leggermi, e non vedo l’ora di vedere cosa succederà.
Prima e ultima volta, perché io in realtà a scuola con le mie amiche mi divertivo un sacco, oltre a essere una gran secchia.
Una delle prossime uscite (in collaborazione con un’altra autrice) sarà dedicata al cosiddetto “attivismo social” e alla logica capitalista in cui si inserisce. Anche una donna qui esiste anche sotto forma di profilo Instagram ma, per citare
nella sua ultima, ne sono “piena rasa”. La velocità dei social non mi corrisponde, anzi, mi toglie tantissimo. Nel 2025 voglio trovare il modo di crescere come scrittrice minimizzando la dipendenza dai social.
Grande Enrica! Sei sulla giusta strada! 🩵
Che dire, sei sempre di ispirazione Enrica ✨
Grazie per le tue parole, non vedo l’ora di continuare a leggerle!